Lo attesta il rapporto del Centro Studi CNI, il quale però registra anche un mismatch rispetto all’offerta: circa il 60% delle assunzioni sono di difficile realizzazione
Nel corso del 2023 è stata registrata, da parte delle imprese italiane, una crescita della domanda di laureati che, in un caso su cinque, sono ingegneri. Sono stati assunti, infatti, circa 117mila laureati in Ingegneria, quasi 5mila in più rispetto all’anno precedente. La domanda di profili ingegneristici da parte delle imprese si concentra in particolar modo verso i laureati del settore industriale (44.300 assunzioni), ma si rivela molto elevata per tutti gli indirizzi di laurea, tanto che il mismatch tra domanda e offerta fa sì che il 58,7% delle assunzioni sia ritenuto dalle imprese di difficile realizzazione. Queste le principali conclusioni cui è giunta l’elaborazione dei dati effettuata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli ingegneri sulle previsioni di assunzione nelle imprese private del 2023 pubblicati dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere – Anpal.
Rispetto al 2022, si rileva un incremento della domanda di profili ingegneristici del settore industriale (+9,4%), mentre cala quella di profili attinenti al settore dell’informazione (-9%). Abbastanza consistente risulta anche la richiesta di ingegneri civili ed architetti (oltre 25mila assunzioni pari al 21,7% del totale, con un incremento del 13,2% rispetto al 2022), anche sull’onda dei consistenti investimenti operati nel settore delle costruzioni sulla spinta dei bonus edilizi e delle varie misure del PNRR. Sebbene costituiscano meno del 10% delle assunzioni di laureati con competenze ingegneristiche, in deciso aumento le opportunità lavorative anche per ingegneri biomedici e gestionali, ambiti che stanno riscuotendo un crescente successo tra i giovani che si iscrivono all’università, come ha recentemente attestato un altro rapporto del Centro Studi.
Sul piano territoriale, si rileva un incremento della domanda di laureati in ingegneria nelle regioni centro-meridionali, mentre si registra un calo nelle regioni del Nord Italia, in particolare nel Nord-Est. La flessione rilevata nelle regioni settentrionali risente soprattutto del netto calo di interesse da parte delle imprese verso i laureati del ramo elettronico e dell’informazione (circa 5mila assunzioni in meno rispetto al 2022), mentre nell’exploit registrato nelle regioni del Centro Italia e del Meridione gioca un ruolo non indifferente il fatto che in esse si concentrano in misura maggiore gli investimenti connessi al PNRR, tanto che il numero di assunzioni di ingegneri civili ed architetti è aumentato in quelle regioni del 28,6% in un solo anno.
Le assunzioni di profili ingegneristici sono concentrate in particolar modo in Lombardia, dove le imprese locali hanno offerto ai laureati in ingegneria oltre 34mila posizioni lavorative, pari a quasi il 30% del totale. Seguono il Lazio con poco meno di 17mila assunzioni programmate e l’Emilia Romagna con 10.640 assunzioni. Le possibilità di occupazione per gli ingegneri calano sensibilmente in Umbria, in Basilicata e in Molise, regioni in nelle quali vengono offerte meno di mille assunzioni
Analizzando più nello specifico i settori di laurea scopriamo che gli ingegneri del settore Ingegneria civile-architettura sono particolarmente richiesti nelle imprese che forniscono servizi avanzati alle imprese e in quelle del settore delle costruzioni; i laureati del settore elettronico e dell’informazione sono invece ambiti soprattutto dalle imprese di servizi informatici e delle telecomunicazioni (53,1% della domanda), pur rilevando un discreto numero di assunzioni (17,5%) anche nelle imprese del settore delle industrie metalmeccaniche ed elettroniche. In quest’ultimo settore è concentrato anche il 46,9% delle assunzioni di laureati del settore industriale mentre i laureati dell’area mista (ingegneria biomedica, gestionale) sono particolarmente richiesti dalle aziende che offrono servizi avanzati di supporto alle imprese (24,5%), dalle industrie metalmeccaniche ed elettroniche (20,5%) e dalle imprese del commercio (17,5%).
Un elemento di grande importanza è dato dal fatto che oltre la metà delle assunzioni (51,7%) di laureati in ingegneria è finalizzata allo svolgimento di mansioni tecniche e tale quota si impenna fino al 63,7% nel caso degli ingegneri civili e degli architetti. L’impiego di laureati in ingegneria per mansioni prettamente tecniche si rivela una prassi consolidata soprattutto nel settore delle costruzioni in cui oltre il 74% delle assunzioni è associato ad una posizione di questa tipologia. Particolarmente richieste risultano le mansioni di Tecnico del controllo e della bonifica ambientale, Tecnico della sicurezza sul lavoro e Tecnico dell’esercizio di reti idriche ed energetiche.
La domanda di profili ingegneristici ha raggiunto una dimensione tale che la disponibilità di laureati non è sufficiente a coprire la domanda: le imprese reputano infatti di difficile realizzazione quasi il 60% delle assunzioni. Particolarmente complessa risulta la ricerca di profili del ramo elettronico e dell’informazione (65% di assunzioni “difficili”), mentre si manifesta più “semplice” laddove siano richiesti laureati dell’indirizzo biomedico o gestionale (in tal caso la quota di assunzioni di difficile realizzazione scende sotto il 50%). Particolarmente complessa risulta anche la ricerca di ingegneri energetici e meccanici, la cui richiesta è aumentata notevolmente negli ultimi due anni grazie alle misure del PNRR, in particolare nell’ambito della transizione energetica. L’ostacolo principale viene individuato dalle aziende nel numero ridotto di candidati.
“Il fatto che la domanda di profili ingegneristici da parte delle aziende – commenta Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI – risulti in costante aumento è un fattore estremamente positivo per la nostra categoria. Le competenze e la preparazione degli ingegneri italiani continuano a godere di un’elevata considerazione, così come sono apprezzati i percorsi formativi universitari nelle discipline ingegneristiche, che risultano particolarmente graditi e ricercati dai nostri studenti e che sempre di più dovranno essere orientati ad offrire loro una solida preparazione di base. Le imprese e più in generale la società civile, infatti, richiedono sempre di più competenze integrate. Di conseguenza potrebbero esserci ancora più possibilità di impiego se i laureati avessero maggiori competenze scientifiche di base atte a rispondere alle nuove esigenze della committenza quali la digitalizzazione, l’efficientamento energetico e strutturale, l’intelligenza artificiale, la gestione economica del rapporto pubblico privato. La nostra società contemporanea è in rapida evoluzione e tutte le trasformazioni in atto necessitano del contributo irrinunciabile degli ingegneri. C’è però il vulnus rappresentato dal fatto che l’offerta di ingegneri neolaureati in numerosi casi non riesce a soddisfare del tutto la domanda proveniente dal mercato. Senza dubbio questo impegna tutto il nostro sistema a fare di più affinché si riesca a mettere a disposizione del sistema Italia un numero crescente di laureati in ingegneria. Dall’altro lato, però, il mismatch tra domanda e offerta deve suscitare qualche interrogativo da parte delle aziende, sia in relazione alle retribuzioni proposte ai neo-assunti, sia in relazione alle mansioni ad essi richieste che, come attesta il rapporto del nostro Centro Studi, nella maggior parte dei casi risultano essere prettamente tecniche”.
“I dati rilevati – dice Marco Ghionna, Presidente del Centro Studi CNI - confermano la centralità degli ingegneri per il concreto sviluppo socio economico del Paese. Quando il mercato spinge in una particolare direzione, il mondo produttivo chiede ingegneri per affrontare il momento quasi fossero aria per respirare. Questo è il concetto più evidente che deriva da una più critica analisi del dato. I numeri confermano intuitivamente come esista una diretta proporzionalità tra la attesa di realizzazione di determinanti azioni di crescita del sistema Paese e la presenza degli ingegneri nel mercato (vedi Bonus, PNRR etc.), il che pone di fatto il profilo ingegneristico in una posizione oggettivamente nevralgica e ne richiede una osservazione più attenta. C'è anche da valutare come il rapporto domanda-offerta, benché in sofferenza, regga grazie alla grande resilienza delle competenze ingegneristiche che sono in grado di adattarsi velocemente alle repentine variazioni delle esigenze del mercato. Questo è un aspetto di qualità rilevante. Che la domanda poi oggi, in ambito ingegneristico, riesca quasi a saturare l'offerta è in assoluto un dato quasi storico direi, ma è un fenomeno al quale dovremmo abituarci. Dovremmo tutti attrezzarci per avere più ingegneri, mantenendo la barra dritta sulla qualità delle competenze, perché orma risulta evidente che più ingegneri ci saranno e più l'intero Paese sarà in grado di crescere”.
“A fronte di questa crescita costante delle assunzioni di ingegneri da parte delle imprese italiane – afferma Giuseppe Margiotta, referente del CNI per il Centro Studi -, che rafforza l’immagine e la professionalità dei nostri laureati in ingegneria, risultano in contro tendenza le recenti dichiarazioni attribuite ai vertici di un gruppo automobilistico franco italiano. L’azienda avrebbe iniziato ad assumere questi profili professionali soprattutto in paesi come India, Marocco e Brasile, dove gli stipendi sono più bassi, anche fino a 5 volte inferiori rispetto all’Europa e agli Stati Uniti. Secondo le fonti anonime citate da un’agenzia americana, l’azienda punterebbe nei prossimi anni ad assumere i 2/3 dei suoi ingegneri dai paesi "low cost" e sta portando avanti una aggressiva campagna di reclutamento in questo senso. Siamo sempre più convinti che la preparazione e professionalità dei nostri ingegneri sia fuori discussione, e senza voler commentare scelte imprenditoriali che allontanano sempre più l’unica industria italiana anche dalla produzione di auto in Italia, questa tendenza, per fortuna isolata, è il frutto di una logica che vorrebbe ricondurre le professioni intellettuali e tecniche in particolare, a semplici operatori economici. Si tratta della stessa strategia che osteggia in tutti i modi la legge sull’Equo compenso, che noi difendiamo a garanzia della qualità delle prestazioni fornite dai nostri colleghi”.