Il Presidente Marco Ghionna: “Questo traguardo è solo un glorioso inizio. Vogliamo contribuire alla comprensione dell’identità futura dell’ingegnere, un professionista capace di mediare tra società e progresso”
Lo scorso 15 novembre il Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha festeggiato 25 anni di vita. Un importante traguardo festeggiato nella splendida cornice dello Spazio Eventi “La Lanterna”, in via Tomacelli a Roma.
La storia del Centro Studi si è intrecciata con una lunga stagione di trasformazione e crescita del sistema ordinistico e del nostro Paese. A metà degli anni ’90 il CNI aveva avvertito la necessità di dare vita ad una svolta rispetto alle evoluzioni che erano in atto sia all’interno del sistema ordinistico che nel sistema economico e sociale del Paese. L’ingegneria diventava sempre più “poliedrica” con l’affermarsi di nuovi ambiti di specializzazione. Tuttavia, il sistema ordinistico era messo in discussione e visto sostanzialmente come un ostacolo al libero dispiegarsi delle dinamiche concorrenziali e di mercato.
Da allora il CNI ha cercato di intercettare e di comprendere i cicli evolutivi del Paese, con il preciso intento di acquisire un più marcato status di corpo sociale intermedio e di organismo di rappresentanza in grado di cogliere le istanze degli iscritti all’Albo e di interloquire in modo autorevole con le Istituzioni, con le forze politiche e con numerosi altri attori del contesto economico. Il Centro Studi ha accompagnato il CNI in questo percorso di crescita e di affermazione come organo di tutela degli interessi collettivi e come organo di rappresentanza degli iscritti all’Albo e dell’ingegneria nel suo complesso. C’era poi un obiettivo che andava ben oltre l’istituzione del Centro Studi. Chi governava allora il Consiglio Nazionale degli Ingegneri si proponeva di diventare struttura di rappresentanza della classe dirigente. Per esserlo davvero, però, era necessario possedere conoscenza, competenza e capacità di visione, doti che certamente ai ranghi dell’ingegneria italiana non sono mai mancate. In questo senso, il Centro Studi ha rappresentato un supporto determinante. Con le sue analisi e i suoi rapporti è riuscito a scandagliare i molteplici fenomeni che hanno attraversato la società, contribuendo ad elaborare le migliori strategie per affrontare il futuro degli ingegneri.
“Ormai da 25 anni il Centro Studi accompagna e supporta il Consiglio Nazionale nella sua attività politico-istituzionale – ha detto Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI, in fase di presentazione dell’evento -. L’adeguata rappresentanza dei nostri iscritti e, più in generale, dell’ingegneria italiana deve appoggiarsi necessariamente sulla conoscenza puntuale dei fenomeni e delle tendenze che attraversano il Paese, nelle sue diverse fasi storiche. In questo senso, le analisi e i rapporti del Centro Studi per noi hanno rappresentano e continueranno a rappresentare un elemento irrinunciabile”.
Così Gianni Massa, Presidente della Fondazione CNI: “Quello che celebriamo quest’anno è un anniversario importante che rappresenta contemporaneamente uno sguardo sulla strada percorsa e uno stimolo per l’avvenire. La cultura tecnica e le rappresentanze di categoria hanno necessità, per continuare a costruire il ruolo di congiunzione tra professione e politica, di approfondimento scientifico e di valutazioni di impatto sociale, economico e professionale. In questo senso, il Centro Studi offre un supporto indispensabile”.
Perrini e Massa sono intervenuti poi nel corso del convegno, una parte del quale è stato dedicato alla ricostruzione storica dell’attività del Centro Studi di questi 25 anni. Tra gli interventi, da sottolineare i saluti istituzionali del Ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone, che è intervenuta con una lettera dedicata, di Francesco Paolo Sisto (Vice Ministro della Giustizia) e di Galeazzo Bignami (Vice Ministro del MIT). Particolarmente significativo lo spazio dedicato ai past president dell’istituzione che hanno messo a confronto le rispettive esperienze. Ci riferiamo a Paolo Stefanelli, Romeo La Pietra, Luigi Ronsivalle e Giuseppe Maria Margiotta. Centrale, poi, è stato l’intervento dell’attuale Presidente del Centro Studi Marco Saverio Ghionna al quale Affaritecnici ha chiesto qualche ulteriore riflessione.
Presidente Ghionna, Il Centro Studi CNI compie 25 anni. Quali sono state le ragioni della sua costituzione ed oggi possiamo ancora considerarle attuali?
“Dal 1999 ad oggi possiamo con assoluta certezza affermare che le ragioni costitutive del Centro Studi non hanno subito alcun depotenziamento. Costruire un modello capace di interloquire con i propri iscritti per comprendere i cambiamenti del sistema ordinistico e contemporaneamente della società in cui si opera e che ci condiziona, è stata ed è una intuizione ancor oggi credibile e funzionale. Nel 1996 in uno studio Censis commissionato dall’allora CNI dal titolo “Il futuro dell’Ingegnere”, il presidente dell’epoca Ing. Angotti nella prefazione scriveva “O restiamo ancorati allo schema tradizionale, o prendiamo atto che gli spazi che l’ingegneria dovrà catturare sono numerosi, diversi ed addirittura spesso atipici”. Questa osservazione è valida a distanza di oltre 25 anni. I fenomeni sono oggi come ieri in continuo movimento, la differenza sta nella velocità di accadimento delle evoluzioni.
La capacità del sistema ordinistico di interpretare con approccio socio-statistico questi fenomeni, è un’arma fondamentale per sua la sopravvivenza e il suo sviluppo. Abbiamo per questi motivi fortemente voluto guardare con lucidità al passato per capire meglio alcuni comportamenti sociali e professionali che hanno caratterizzato il quarto di secolo trascorso. E’ stato il vero motivo che ci ha portato a festeggiare questo compleanno. Una festa ma contemporaneamente un momento di necessaria riflessione, come ogni traguardo raggiunto richiede”.
In che modo il Centro Studi ha accompagnato l’evoluzione della categoria degli ingegneri in questi 25 anni, che fenomeni e tendenze ha evidenziato?
“Il Centro Studi è stato sempre al fianco della categoria e continuerà ad esserlo con discrezione e operosità, cosciente del suo ruolo e rispettoso dei ruoli degli altri fondamentali attori del sistema ordinistico nazionale e territoriale. Siamo e saremo quelli che studiano ed analizzano i fenomeni e forniscono spunti di riflessione a chi è deputato alle decisioni di categoria. Ed anche oggi ci sono diversi fenomeni rilevanti che necessitano di essere evidenziati.
Ad esempio si osserva che ad un numero sempre crescente di laureati in area ingegneristica non corrisponde un proporzionale aumento del numero dei professionisti ordinistici. Come è sempre più evidente la crisi delle classi di Laurea in ingegneria tradizionali, soprattutto in area civile ed ambientale, mentre si assiste ad un aumento progressivo di laureati nel settore dell’informazione che ormai rappresentano circa il 19% dei laureati in aree ingegneristiche. Nel mondo del lavoro invece, appare sempre più richiesta la competenza ingegneristica con un buon riflesso anche sulle retribuzioni medie, ma è purtroppo ancora lento ed insufficiente l’inquadramento degli ingegneri con qualifiche dirigenziali almeno nel settore privato.
Monitorando le gare per i servizi di ingegneria ed architettura notiamo invece che per quanto riguarda le aggiudicazioni, si assiste ad una tendenza proiettata verso un calo dell’importo medio di aggiudicazione per tutte le tipologie di operatori, fatta eccezione per le società che vedono, al contrario, aumentare l’importo medio delle gare loro affidate e qui a risentirne sono soprattutto i liberi professionisti. Un argomento che ci auguriamo possa essere analizzato con estrema sensibilità politica. Sono queste le fotografie dell’oggi che ci forniscono una rappresentazione che ha necessità di regolare e linearizzare esiti di processi evolutivi con determinazione.
C’è poi un altro fenomeno che stiamo monitorando con grande attenzione non del tutto inaspettato in verità, che potrebbe avere un impatto importante anche nel nostro emisfero. Riguarda il sistema universitario dove si assiste ad un progressivo e veloce avanzamento delle università telematiche anche nei settori più tradizionali dell’ingegneria. E’ un monitoraggio che stiamo seguendo con attento interesse, così come per altri anche più sottotraccia che ci impegnano quotidianamente”.
Che peso possono avere le analisi del Centro Studi nel processo di formazione delle linee politiche del CNI?
“Avere la possibilità di ragionare per la formazione delle politiche professionali con un approccio predittivo, valutando le tendenze di mercato, i comportamenti del sistema universitario e monitorando contemporaneamente i comportamenti e gli umori della propria popolazione, ritengo sia un valore aggiunto di cui pochi possono godere. Sono dati che hanno necessità di essere letti con onestà e lucidità, e se questo avviene, i risultati politici sono evidenti. Ad esempio la politica portata avanti dalla nostra governance per la difesa concettuale e fattuale del principio sull’Equo compenso credo abbia molto goduto delle analisi che il Centro Studi ha prodotto sul tema. Anche la gentile trasformazione nella composizione del campione professionale, con l’avanzamento positivo del genere femminile tra i laureati in ingegneria che oggi si attesta al 31%, che diventa il 17% degli iscritti all’albo, è una evidenza attuale. In questo caso, la politica interna del Consiglio Nazionale ha preso atto di questa trasformazione e sta investendo sempre di più in un processo di attualizzazione del paradigma comunicativo nel verso indicato.
L’utilità del dato è quindi sicuramente un vantaggio, ma indubbio che potrà aver un peso reale, se e solo se, l’intero sistema sarà in grado di adeguarsi organizzativamente alla velocità di mutazione dei fenomeni, vero elemento di novità rispetto al passato.
Nel corso del suo mandato da Presidente, che obiettivi si pone il Centro Studi da qui ai prossimi anni?
“Un solo unico obiettivo, declinabile in mille azioni operative. Utilizzare al meglio tutti i nostri strumenti per contribuire alla comprensione della transizione identitaria del professionista del futuro. Ormai l’andare avanti delle tecnologie, di per se mai neutre, necessita di una figura professionale capace di porsi come mediatore tra società e progresso, con rafforzati caratteri etici e deontologici tipici del mondo professionale organizzato. Questo professionista non può che essere l’Ingegnere inquadrato nel sistema ordinistico. E’un dato di fatto che cercheremo di certificare con i dati e spiegare con i nostri rapporti di previsione. Sarà una sfida che sono sicuro riusciremo a vincere. Sia io che tutto il Consiglio del Centro Studi siamo pronti e convinti a svolgere con serietà questo ruolo. Questi primi 25 anni vorremmo rappresentassero “solo” un glorioso inizio”.