La tematica della sicurezza delle nostre città è dibattuta giornalmente sui social, sulle TV, sugli organi di stampa, ed è anche oggetto di “preoccupazione” da parte dei cittadini.

Sicuramente l’aspetto più dibattuto è quello della sicurezza intesa, con noto termine anglosassone “security” e quindi di stretta competenza delle forze dell’ordine; ma qui si vuole affrontare quella che, sempre gli inglesi, chiamano “safety” e cioè la sicurezza sui luoghi di lavoro, nelle nostre case e complessivamente quindi nelle nostre città.

La sicurezza dei cittadini in occasione di eventi calamitosi, di alluvioni, di crolli, di pericolose fughe di gas, eventi per i quali siamo costretti a subire disagi, da quelli legati alla nostra operatività giornaliera, al danno ai nostri beni più cari e, in ultimo, anche alla perdita di vite umane.

Le nostre città, anche quelle più piccole, sono dei sistemi complessi: complessità frutto di tanti distinti fattori e della conseguenziale necessità di gestire le loro interferenze, le sovrapposizioni, le criticità che si manifestano nelle sedi di attività più o meno articolate e nelle tante infrastrutture che gestiscono la mobilità. In questo contesto la responsabilità, e l’etica aggiungerei, dei vari attori riveste un ruolo centrale per vivere in città sicure e prive di rischi o, meglio, sapendo bene gli addetti ai lavori che il “rischio zero” non esiste, in città con bassa vulnerabilità.

Ma chi sono i soggetti che devono contribuire con le loro azioni a tale risultato? Quali i campi su cui concentrare l’attenzione per poter vivere in un una città sicura?

Sicuramente sono tre.

In primo luogo, una città sicura deve essere ben progettata da professionisti preparati, competenti, e consapevoli della responsabilità che le loro progettazioni, non solo devono soddisfare il committente, ma soprattutto i cittadini che le utilizzeranno per lavorare, vivere e  e praticare i loro hobbies. Una buona e corretta progettazione non basta: è necessario che l’opera venga ben realizzata, con gli stessi parametri di professionalità, competenza ed etica in capo a chi l’ha progettata; ciò significa che il mondo dell’impresa, da chi costruisce edifici a chi realizza opere di mobilità, nonché le moderne e complesse reti infrastrutturali presenti nella città moderna, per le quali l’utilizzo del prodotto migliore e più performante non deve essere mai lesinato.

Ma l’impresa non è un’entità astratta, è fatta di donne e uomini e quindi l’imprenditore moderno deve avere capacità e conoscenza volta a raggiungere l’obiettivo della “città sicura”. Utilizzando, infine, ancora una volta un’espressione anglosassone, “least but not last” componente imprescindibile per l’agognata “città sicura” è la manutenzione!

Abbiamo la fortuna di vivere in bellissime città antiche, ma anche vecchie! La manutenzione, la costante e periodica conservazione dei beni, dei manufatti e delle infrastrutture, deve diventare cultura condivisa in ognuno di noi; questa deve essere quindi la mission, l’obiettivo e l’impegno dei nostri amministratori, con azioni politiche volte a programmare la manutenzione nel tempo, con precisi, periodici e soprattutto consistenti investimenti.

Prevenire è senza dubbio meno costoso dell’intervento straordinario quando il danno si è manifestato anche, in molti casi, con la perdita di vite umane il cui costo è incalcolabile. Ogni cittadino ha il diritto di vivere la città in sicurezza (dal latino sine cura, senza preoccupazione), pertanto ben progettata, adeguatamente costruita e soprattutto costantemente oggetto di manutenzioni, controlli ed interventi volti a migliorarne l’efficienza. 

 

Gaetano Fede

Vicepresidente vicario Fondazione CNI

Estratto da: CataniaFreepressOnline