La Consigliera del CNI, Carla Cappiello, ha illustrato al Ministero della Giustizia l'importanza di tariffe aggiornate, requisiti uniformi e verifiche periodiche per garantire la qualità delle prestazioni offerte
La recente riforma del processo civile ha affidato al Ministero della Giustizia il compito di ridefinire diversi aspetti che regolano il ricorso ai consulenti tecnici. Per questa ragione il Ministero ha avviato un confronto con i rappresenti istituzionali delle categorie professionali coinvolte, tra cui il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), e oggi la Consigliera del CNI delegata ai temi dell'Ingegneria forense, Carla Cappiello, ha avuto un incontro con l'Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia.
Nel suo intervento la Consigliera Cappiello si è soffermata su tre aspetti strategici: l'aggiornamento delle tariffe giudiziarie, ancora ferme al 1999; l'individuazione di requisiti di accesso uniformi e in grado di garantire la qualità della consulenza prestata; l'istituzione di meccanismi e procedure di verifica del mantenimento nel tempo di questi requisiti e, in maniera più ampia, di aggiornamento degli elenchi dei consulenti tecnici.
"Questi tre aspetti - ha evidenziato la Consigliera Carla Cappiello - rispondono ad uno stesso obiettivo: sostenere la qualità delle prestazioni offerte dai nostri iscritti all'organo giurisdizionale, e, dunque, alla società". Per farlo, il CNI sostiene sia necessario prevedere uno specifico percorso formativo che “abiliti” alla consulenza tecnico-forense e, quindi, fornisca al professionista la conoscenza di quegli elementi tecnico – giuridici – procedurali indispensabili al corretto adempimento delle attività a lui affidate.
"Il possesso di competenze e capacità ulteriori e più specifiche rispetto a quelle previste per lo svolgimento della professione di ingegnere - ha sostenuto la Consigliera Cappiello - dovrà sicuramente essere mantenuto nel tempo attraverso percorsi di formazione continua, ma dovrà anche essere riconosciuto mediante la previsione di un corrispettivo che sia dignitoso per il professionista”.
Le attuali tariffe, che ai sensi del DPR n. 115/2012 avrebbero dovuto essere adeguate all’inflazione ogni tre anni, non vengono aggiornate dal 1999. “Non tenere conto dei fenomeni inflattivi avvenuti nell'ultimo quarto di secolo rischia di pregiudicare la qualità delle prestazioni offerte”, ha concluso la Consigliera Cappiello, auspicando un intervento a stretto giro da parte del Legislatore.