L’Istat fotografa, nonostante la crisi internazionale e le turbolenze inflattive dei mercati, una situazione occupazionale piuttosto incoraggiante: infatti a giugno è tornato a salire il numero degli occupati dopo la flessione di maggio, con il relativo tasso di occupazione che si posiziona sui livelli record dal 1977, periodo in cui le congiunture economiche erano sicuramente più favorevoli. Il tasso di occupazione nel mese di giugno si è portato al 60,1% dal 59,8% di maggio, con 86.000 occupati in più rispetto al mese prima e con una crescita di oltre 400.000 nel confronto con lo stesso periodo 2021.
"Il numero di occupati torna ad aumentare per effetto della crescita dei dipendenti permanenti, superando nuovamente i 23 milioni", sottolinea Istat, precisando nelle sue note che a giugno i lavoratori dipendenti ammontano a 18,1 milioni, "il valore più alto dal 1977, primo anno della serie storica".
Il tasso di disoccupazione si attesta, invece, su un dato intorno all'8,1%, perfettamente in linea con le attese, dell'8,2% (rivisto da 8,1%) che si erano preventivate a maggio.
Il problema della disoccupazione giovanile, comunque, continua a essere sempre il tallone di Achille, infatti, nella fascia di età 15-24 anni, il tasso di disoccupazione - ovvero l'incidenza dei giovani disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro – è salita al 23,1% dal precedente 21,4% (rivisto da 20,5%).
L'istituto di statistica ha rilevato, inoltre, che, confrontando il secondo trimestre 2022 con il primo dello stesso anno, si è fatto registrare un aumento del livello di occupazione pari allo 0,4%, per un totale di 90.000 occupati in più.
Nel mese di giugno il tasso di inattività sceso al 34,5% dal precedente 34,8%. Gli inattivi di 15-64 anni sono infatti scesi di 91.000 unità, facendo comunque intendere che il mercato del lavoro è animato da situazioni di estrema positività.