I numeri sono impietosi e presentano un quadro sconcertante di come le sanzioni verso la Russia, più che colpire la superpotenza euroasiatica, stiano falcidiando molte aziende italiane con il rischio concreto che alcune di esse possano a breve chiudere i battenti. Solo e ancora timide ricadute economiche del conflitto in corso. Nonostante i dati Istat di marzo 2022 sull’export extra-Ue presentino un quadro molto favorevole per le aziende italiane, con crescite quasi ovunque a doppia cifra, il crollo del 51% delle esportazioni verso Mosca fa segnare una brutta battuta di arresto in un terreno che è sempre stato molto proficuo per l’economia italiana.
Il crollo delle esportazioni, è opportuno rimarcarlo, non è tanto un effetto diretto di sanzioni commerciali, quanto il prodotto del blocco dei pagamenti causato dal divieto, per le banche russe, di accesso alla piattaforma Swift che regola le transazioni internazionali. Inoltre, le incertezze dei mercati e altri blocchi reali commerciali hanno acuito la caduta dell’export, dimezzando le transazioni e portando i 716 milioni di euro, esportati dall’Italia in Russia a marzo dello scorso anno, ad essere un ricordo lontano. Secondo gli analisti, inoltre, queste non sono che ancora solo piccole ricadute della guerra in corso, in quanto con l’acuirsi dello scontro, aggravato dalla chiusura del blocco occidentale verso qualsiasi proposta di pace, molte aziende e molti studi professionali andranno incontro a perdite ben più forti e generalizzate.
In mancanza di analisi da parte dell’Istat dei dati settoriali, che verranno diffusi più avanti, i principali settori ad essere indiziati come quelli in cui le perdite sono state più pesanti in termini assoluti nei confronti di Mosca sono gli impianti e macchinari, il settore tessile-abbigliamento e quello delle calzature. Le immagini dei maggiori brand italiani nelle città russe chiusi non sono di certo uno spettacolo edificante per una economia, quella italiana, che viene da anni di recessione e difficoltà.
Ma la vera e più beffarda conseguenza delle sanzioni e dei blocchi verso le banche russe non sta tanto in questi numeri, quanto nei numeri delle importazioni di prodotti energetici e di altre materie prime dalla Russia: infatti, nonostante le sanzioni e il conflitto, il saldo attivo dei prodotti russi esportati in Italia è cresciuto del 153% facendo, di fatto, in un solo mese crollare ogni impianto sanzionatorio. Inoltre l’aumento delle importazioni di prodotti energetici è avvenuto in una situazione di crescita esponenziale dei prezzi dei prodotti energetici stessi, rendendo praticamente ancora più redditizie le transazioni per Mosca.