Erano forse un paio di anni che la parola Spread non faceva capolino nei titoli dei giornali, il termine rivanga, alla maggior parte dei lavoratori e dei professionisti, per lo più incubi di montiana memoria, ovvero quei periodi in cui venne pagato un prezzo salatissimo per compiacere i diversi gruppi di speculatori che, soprattutto dal 2008 in poi, hanno utilizzato il differenziale, sia per arricchirsi che per compiacere alcune cancellerie europee. Negli ultimi giorni il differenziale di rendimento tra titoli di stato decennali italiani ed equivalenti tedeschi, è tornato a crescere oscillando tra quota 150 e 172, ancora lontano dal record di 550 del 2011, ma attestandosi su livelli abbastanza alti per ribadire la volontà, da parte di una certa economia tossica, di tornare ad utilizzare il differenziale come un sostituto, o un aggregato, dei contagi per limitare il campo di intervento economico, e dunque la sovranità, dei singoli stati.
E’ bene ribadire che in questo caso non si tratta di una reazione degli investitori a qualche avvenimento nel nostro paese, infatti il rialzo è generalizzato e investe un po' tutte le economie europee. L’aumento dell’indice è in parte dovuto alla comunicazione della Banca centrale europea, comunicazione che, non si sa quanto volutamente, è risultata piuttosto confusionaria a proposito di un possibile rialzo dei tassi di interesse volto a ridurre il volume degli interventi straordinari da parte della stessa BCE nel prossimo futuro.
Il paragone con il numero dei contagi da coronavirus, anche se a prima vista potrebbe sembrarlo, non è in realtà del tutto azzardato. Infatti, soprattutto, in vista del PNRR i rischi di speculazioni che possano rendere meno stabile la crescita economica italiana sono più che mai concreti e non devono essere sottovalutati. Le previsioni, alla luce anche della crescente inflazione, per l’anno in corso sembrano un poco incupirsi e nel 2022 sembra prospettarsi una tempesta speculativa perfetta in cui, i colpi di coda della pandemia a suon di contagi pompati da alcuni media, potrebbero unirsi alla crescita dello spread per tarpare le ali alla ripresa economica italiana.
A rendere lo scenario economico per il 2022 molto traballante, ci sono anche le previsioni, mai tenere con il nostro paese, di Goldman & Sachs. Da quanto è emerso in una riunione tenutasi nei primi di febbraio, secondo Goldman & Sachs infatti la Bce potrebbe superare ogni apertura e ogni politica di QE, con possibili rialzi dei tassi da 25 punti base in vista di fine anno. Questo possibile rialzo segnerebbe la fine anticipata degli acquisti di asset già dal secondo trimestre dell’anno in corso.
Per quanto riguarda lo spread, invece, la banca americana prevede inoltre, alla luce di questo scenario , fosche previsioni sui rendimenti dei Bund a 10 anni che a fine 2022 potrebbero attestarsi su livelli alti con un aumento dello 0,50% , questa crescita porterebbe lo spread BTP-Bund costantemente sopra 175 punti, anche per via del minore supporto delle politiche compensative della Banca Centrale.