Nel prossimo Consiglio dei Ministri sarà approvato un disegno di legge volto a conferire delega al Governo per l’adozione di un corpus normativo denominato “Codice della ricostruzione”, finalizzato ad adottare, entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della legge delega, un decreto legislativo che definisca un quadro normativo uniforme per il coordinamento delle procedure e delle attività successive a quelle di protezione civile nei territori colpiti da eventi sismici, che tenga conto delle particolarità dei territori stessi. Questo provvedimento, da anni atteso, rappresenterà una base comune sulla quale le diverse ricostruzioni potranno essere pianificate e organizzate. Si tratta, in particolare, di prevedere – sono queste le intenzioni del Governo – un modello che garantisca non solo certezza, stabilità e velocità dei processi di ricostruzione ma che assicuri anche la ripresa delle attività socio-economiche nei medesimi territori colpiti da calamità naturali.
L’Italia è, infatti, un Paese estremamente fragile, particolarmente soggetto a calamità naturali con riferimento, soprattutto, al verificarsi di eventi simici, alle quali hanno fatto seguito discipline disomogenee, adottate, spesso, con provvedimenti d’urgenza. Ne è derivato un quadro giuridico poco organico, frammentario, stratificato nel tempo, differenziato per territori e in continuo divenire dovuto al tentativo di inserire, di volta in volta, elementi di uniformità. Allo stato, le attività di ricostruzione sono, dunque, regolate da normative differenti sia per tipologie di governance che per poteri attribuiti ai soggetti deputati ad attuare la ricostruzione nonché per le procedure che disciplinano i processi di ricostruzione stessi.
Tale vuoto normativo comporta che ogni qualvolta si verifichi un evento sismico cui conseguono emergenze a livello nazionale, il legislatore si trova costretto all’adozione di nuove e ulteriori disposizioni normative da adottare con carattere di urgenza.
Inoltre, non può non evidenziarsi come la mancanza di un “sistema delle ricostruzioni” abbia generato disuguaglianze fra i diritti riconosciuti ai cittadini dei diversi territori colpiti da catastrofi naturali.È necessario, quindi, costruire un modello unico per le ricostruzioni post eventi sismici, che nel rispetto delle particolarità dei territori, costituisca il riferimento per disciplinare i futuri processi di ricostruzione secondo un modello esportabile e che nel contempo assicuri stabilità e sviluppo nei territori, evitando anche che, a causa dei lunghi tempi di ricostruzione, i territori oggetto di sismi subiscano un effetto “spopolamento” che, ad esempio in alcuni territori del Centro Italia ha raggiunto, ormai, livelli preoccupanti.
Infine, per ovviare alle criticità generate dalla stratificazione normativa degli ultimi anni e alle inefficienze dell’azione amministrativa non preventivamente coordinata, si prevede di attuare un processo di semplificazione e riordino delle disposizioni oggi vigenti.
Si punterà soprattutto a disciplinare nel dettaglio le competenze in materia di ricostruzione tra i diversi livelli di Governo, dallo Stato centrale ai Comuni e la gestione delle attività attraverso una governance multilivello.
Gli interventi di ricostruzione dovranno comunque essere orientati all’adeguamento o miglioramento sismico degli immobili e delle infrastrutture danneggiati, alla messa in sicurezza dei territori tramite interventi di mitigazione del rischio, e devono favorire la ripresa dal punto di vista economico, sociale e culturale dei territori colpiti. Conseguentemente, i processi di ricostruzione devono riguardare non solo il patrimonio abitativo pubblico e privato, ma anche lo sviluppo e il rilancio del tessuto economico e sociale dei territori interessati dagli eventi sismici.
Le note di maggiore interesse riguardano l’istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di una Struttura che dovrà gestire le attività successive a quelle di protezione civile e l’introduzione di modalità costanti di monitoraggio e mappatura del territorio.