Le aree naturali protette svolgono un ruolo fondamentale per la tutela della biodiversità ma, allo stesso tempo, sono anche laboratori di sviluppo sostenibile e, alla luce del Green Deal e del PNRR possono svolgere un ruolo ancora più importante per un futuro Green e sostenibile. La legge quadro sui parchi (394/1991), a trent’anni dal suo varo, è ancora valida nel suo impianto pur necessitando qualche aggiornamento per essere al passo con i tempi.
Se ne è discusso oggi nell’incontro “Trenta anni di parchi, futuro d’Italia futuro d’Europa” promosso da Ministero della Transizione Ecologica, in collaborazione con Federparchi, che si è svolto presso l’hotel Nazionale in piazza Montecitorio e che è fruibile sui canali social del MiTE e di Federparchi.
I parchi naturali sono territori di eccellenze naturalistiche, scrigni di biodiversità e bellezza, habitat preziosi per le specie animali e vegetali, presidi avanzati nel contrasto ai mutamenti climatici e laboratori di sviluppo sostenibile. La pandemia, inoltre, ci ha mostrato il valore aggiunto che il contatto con la natura ha sulla salute fisica e mentale delle persone. In questa prospettiva le aree naturali protette assumo un ruolo ancora più determinante nel processo di transizione ecologica, ormai strada obbligata per una economia a misura d’uomo. Un percorso deciso ed avviato a livello europeo e definito nella cornice del New Green Deal e del Next Generation UE, declinato in Italia con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che deve vedere i territori protagonisti e soggetti attivi di una prospettiva all’insegna della sostenibilità.
"Il 6 dicembre abbiamo celebrato il trentesimo anniversario della promulgazione della legge Quadro sulle Aree Protette, la 394/91, il primo strumento normativo a dettare principi fondamentali per l’istituzione e la gestione delle aree protette in Italia. - afferma la sottosegretaria al MiTE Ilaria Fontana - I Parchi italiani cosi come le Aree marine protette rappresentano una commistione perfetta tra conservazione degli ecosistemi e strumenti di studio e di sviluppo economico, sociale e culturale. Dei veri e propri laboratori in cui sperimentare buone pratiche in un’ottica di sviluppo sostenibile e promozione di un benessere equo e integrale”.
Trenta anni fa, nel dicembre del 1991, fu varata la legge 394 che definiva e regolamentava gli enti parco, dando una spinta fondamentale a quello che diverrà il “sistema italiano delle aree naturali protette”. Un sistema la cui missione primaria è la conservazione della natura coniugata, come già indicato nella legge grazie ad una visione lungimirante, a processi di sviluppo sostenibile oggi ancora più importanti alla luce delle sfide del futuro per il nostro Paese e per l’Europa.
“Possiamo affermare che, a trenta anni dal suo varo, la legge 394 del 1991 è ancora valida nel suo impianto per quanto riguarda la tutela della biodiversità. Come tutte le norme, tuttavia, – ha dichiarato il presidente Federparchi Giampiero Sammuri - ha bisogno di aggiornamenti. Il più importante riguarda i parchi regionali che dovrebbero essere parte integrante del sistema, magari utilizzando il piano triennale già previsto dalla legge. Altri interventi andrebbero fatti per migliorare la governance (penso, ad esempio, ai meccanismi di nomina di presidenti, consigli e direttori) rendere efficaci gli strumenti di gestione e programmazione che a volte, come per i piani-parco e quelli di sviluppo, si sovrappongono tra loro. Serve una spinta per l’innovazione non solo tecnologica ma anche gestionale degli enti parco, a maggior ragione a fronte dell’obiettivo ambizioso che ci pone l’Unione Europea di raggiungere al 2030 il 30% di territorio protetto”.