Nei mesi di ottobre e novembre l’inflazione in Europa ha conosciuto dei livelli che sembravano, oramai, un ricordo del mondo precedente alla moneta unica. In Germania, per esempio, il tasso di inflazione ha toccato quasi il 4,5% superando di molto quei parametri attraverso i quali la BCE basa le proprie politiche di inflazione controllata. Non solo in Germania, ma in molti paesi europei il tasso di inflazione oscilla tra il 4 e il 5% mettendo a serio rischio la ripresa economica. Anche se in Italia il tasso di inflazione si attesta intorno al 2,9% esso è destinato, secondo le stime, a crescere mettendo anche in discussione, complice ancora il sistema delle possibili chiusure all’orizzonte a cui il governo non sembra voler rinunciare continuando su una strada scivolosa, il Pnrr e i suoi effetti benefici.
Uno degli elementi che influenza più di tutti la crescita del tasso di inflazione è la carenza, voluta o meno, di materie prime con cui Cina e Russia impongono le loro strategie al resto del mondo facendo aumentare i prezzi che, in alcuni casi come l’indice del prezzo del gas, sono schizzati anche del 400% rispetto al 2020. Questo aumento ha portato, secondo le stime dell’ISTAT, a impennate nei prezzi un po' di tutti beni: i generi alimentari sono cresciuti del 16%, i trasporti del 15% e l’energia e i combustibili del 10%.
La BCE sta monitorando attentamente la situazione anche perché, stando alle previsioni economiche dei think tank europei, l’inflazione continuerà a galoppare almeno fino a fine anno. I rischi in Italia sia per il mondo delle professioni che per il mondo delle imprese possono essere enormi anche perché, complice la poca attenzione, ancora non vengono percepiti nella loro gravità.
L’Italia, infatti, rischia di trovarsi nei prossimi mesi in una vera e propria “tempesta perfetta” in cui, probabilmente, il costo elevato delle materie prime si sposerà con il sistema, assai discutibile, delle chiusure a colori, sistema che rischia di mettere le imprese e professionisti italiani in una situazione di estrema difficoltà.
Un ulteriore problema è rappresentato dal fatto che gli aumenti dei prezzi, essendo legati a variabili esogene ovvero al di fuori della domanda italiana, possono difficilmente essere compensati da politiche nazionali ma necessitano di interventi da parte della BCE. Nel frattempo le nubi all’orizzonte diventano sempre più nere, infatti il “falchi” europei della austerità hanno evocato scenari di decrescita e l’economista Kenneth Rogoff, docente e capo economista del FMI, ha parlato di una inflazione che durerà molto più del previsto con il rischio di Stagflazione se non si interverrà subito.