“La delega in materia di contratti pubblici ci vede sostanzialmente d’accordo. Il testo accoglie molte delle proposte della Rete Professioni Tecniche. Viene accolto il principio della centralità del progetto ma su questo terreno occorre fare passi ulteriori”. Così Armando Zambrano, Coordinatore della RPT, in occasione dell’audizione dinanzi all'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari dell'8a Commissione Lavori pubblici, nell'ambito dell'esame del disegno di legge n. 2330, delega in materia di contratti pubblici.
In tema di centralità del progetto Zambrano ha poi precisato: “Manca ancora una parte specifica ed articolata sui servizi di ingegneria e architettura. Serve un capitolo speciale dedicato e l’elaborazione di un unico regolamento. Servono, inoltre, passi in avanti sulla limitazione dell’appalto integrato, anche se qualcosa in questa direzione è stato già fatto. Infine, è necessaria una declinazione nell’ambito delle Opere Pubbliche del principio dell’equo compenso e lavorare affinché venga messo un limite agli eccessivi ribassi”.
In linea con quanto esposto da Zambrano, il Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti Francesco Miceli ha sottolineato la necessità di prevedere una disciplina specifica della progettazione tra i principi delle legge delega. “Occorre definire – ha poi aggiunto – ambiti e ruoli del progettista rispetto alla realizzazione delle opere. Va anche rilanciato il ruolo del concorso di progettazione al fine di garantire l’elevata qualità dei progetti”. In rappresentanza della RPT è intervenuto anche Michele Lapenna, Consigliere CNI, che si è espresso così: “Bisogna recuperare lo spirito con cui questo Paese nel secolo scorso è riuscito a realizzare grandi progetti di architettura ed ingegneria. Ricordiamo che l’Italia è il paese europeo che spende meno per il progetto, mentre i costi delle opere sono tra i più alti”.
In occasione dell’audizione la RPT ha depositato un documento che riassume le considerazioni e le ulteriori proposte dei professionisti tecnici in materia di legge delega. Nel testo si sottolinea la soddisfazione per l’accoglimento di numerose proposte avanzate dalla Rete nel corso delle interlocuzioni istituzionali. In particolare:
a) divieto di gold plating: stretta aderenza alle direttive europee mendiate introduzione o mantenimento di livelli di regolazione minimi previsti delle direttive (art. 1, co. 2, lett. a);
b) ridefinizione della qualificazione delle stazioni appaltanti mirando alla riduzione numerica delle stesse mediante incentivi all’utilizzo di centrali di committenza (art. 1, co. 2, lett. b);
c) semplificazione delle procedure sottosoglia (art. 1, co. 2, lett. c);
d) semplificazione normativa in merito a programmazione e localizzazione delle opere, nonché del dibattito pubblico (art. 1, co. 2, lett. g);
e) semplificazione procedure di approvazione dei progetti per opere pubbliche attraverso lo snellimento dei livelli di progettazione e la razionalizzazione della composizione dell’attività del CSLP (art. 1, co. 2, lett. h);
f) semplificazione del sistema di qualificazione generale degli operatori, valorizzando competenze tecniche e professionali (art. 1, co. 2, lett. i);
g) individuazione di ipotesi in cui le stazioni appaltanti possono ricorrere ad automatismo nella valutazione delle offerte ai fini dell’utilizzo del criterio del prezzo più basso (art. 1, co. 2, lett. l);
h) individuazione ipotesi di affidamento congiunto della progettazione ed esecuzione lavori (art. 1, co. 2, lett. q);
i) estensione metodi di risoluzione alternative delle controversie, anche in fase esecutiva (art. 1, co. 2, lett. u).
Detto questo, la RPT individua una serie di punti a proposito del quale il testo di legge in discussione può essere ulteriormente migliorato e perfezionato. Partendo dal concetto di centralità del progetto, come sottolineato da Michele Lapenna, il documento sottolinea come, nella realizzazione delle opere, l’Italia sia il paese europeo che spende meno per la progettazione e per i servizi tecnici in generale: 17,4% contro una media europea ben superiore al 20% (Regno Unito 32,9%, Germania 26,4%, Francia 23%, Spagna 22,6%). Di conseguenza, l’incidenza del fatturato del comparto dei servizi di ingegneria e architettura rispetto agli investimenti nelle costruzioni; il 13,9% in Italia, contro il 24,9% nel Regno Unito, il 29,8% in Germania, il 19,1% in Spagna, il 17,1% in Francia. Per contro, l’Italia è il paese europeo dove le opere pubbliche costano di più e vengono realizzate in tempi più lunghi.
Partendo da questi numeri, la RPT suggerisce di intervenire in termini di semplificazione ed armonizzazione delle norme come segue:
• introdurre all'interno del codice dei contratti una disciplina specifica relativa ai servizi di architettura e ingegneria;
• valorizzare la qualità del progetto e la contestuale autonomia del progettista rispetto all’impresa esecutrice lavori;
• definire i casi in cui è possibile ricorrere all’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori, limitando il ricorso all’Appalto Integrato ai soli casi in cui può essere utile l’apporto dell’impresa nella fase progettuale esecutiva, limitandone il ricorso a lavori caratterizzati da notevole e complesso contenuto tecnologico il cui valore superi il 70% dell'importo totale dell'opera. Incentivare con premialità (temporali ed economiche) le opere in cui il progetto di fattibilità tecnica ed economica, posto a base di gara per l’affidamento congiunto di progettazione ed esecuzione, sia acquisito mediante concorso di progettazione;
• definire il ruolo degli Uffici Tecnici delle Stazioni Appaltanti riservando alle stesse il ruolo di soggetto preposto alla programmazione, verifica, vigilanza, gestione e conversione dell'opera nell'intero ciclo di vita della stessa;
• favorire la promozione di procedure di selezione per l’affidamento dei SAI e di altri servizi tecnici che puntino non più su elementi quantitativi come la riduzione del tempo e del prezzo;
• prevedere l’istituzione di un fondo per le fasi preliminari alla progettazione (rilievi, analisi geologiche, sondaggi, etc.), i successivi livelli di progettazione (anche mediante concorso di progettazione), il controllo dell'opera (d.ll , sicurezza, ispettore cantiere, collegio consuntivo tecnico, etc.);
• prevedere misure tese a contenere il ricorso alle varianti del progetto in corso d’opera.
Serve, poi, una semplificazione normativa da realizzare attraverso i seguenti interventi:
• eliminare ogni forma di regolamentazione superiore ai livelli minimi previsti dalle direttive europee;
• razionalizzare il quadro normativo in materia di appalti pubblici e concessioni, con spiccato riferimento alle procedure sottosoglia;
• snellire le procedure per l’accesso ai finanziamenti, al fine di promuovere la più ampia partecipazione delle PPAA ai bandi, consentendo l’ammissione ai finanziamenti con il Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica.
E’ necessario, inoltre, ridurre il contenzioso amministrativo attraverso due iniziative:
• prevedere nella realizzazione del quadro normativo delle procedure di affidamenti di appalti pubblici e concessioni l’impossibilità di ritardare o rinviare la stipula del contratto e di sospendere l’esecuzione delle opere, fatta eccezione per motivi legati a norme penali ed antimafia; già presente nel decreto legge del 76 art. 4 e 5;
• estendere ai contratti di appalti e concessioni sotto soglia fino a 1 milione di Euro l’obbligo della costituzione del collegio consultivo tecnico anche in fase antecedente alla esecuzione del contratto come quale strumento istituto con funzioni di assistenza per la rapida risoluzione delle controversie o delle dispute tecniche di ogni natura suscettibili di insorgere nel corso dell’esecuzione del contratto stesso.
Infine, servono misure per garantire l’apertura del mercato. In particolare:
• prevedere nella revisione del sistema di qualificazione degli operatori economici l’eliminazione di requisiti di qualsiasi natura che si basano su limitazioni temporali;
• migliorare le condizioni di accesso al mercato degli appalti pubblici e delle concessioni degli operatori economici di piccole e medie dimensioni evitando il ricorso ad ingiustificati requisiti quantitativi e promuovendo la divisione in lotti funzionali e prestazionali.