“Finalmente una normativa chiara e specifica per disciplinare le attività post calamità, che dovrà essere però integrata con un Piano strutturale contro il rischio sismico e idrogeologico per poter essere davvero esaustiva”. Questa in sintesi la posizione espressa dalla Rete delle Professioni Tecniche (RPT), nel corso dell’audizione dello scorso 15 giugno in VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, nell’ambito delle proposte di legge “Modifiche al codice della protezione civile, di cui al decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, e altre norme in materia di gestione delle emergenze di rilievo nazionale e per la disciplina organica degli interventi di ricostruzione nei territori colpiti da eventi emergenziali di rilievo nazionale” (C. 589, Trancassini ed altri) e “Deleghe al Governo per la disciplina organica degli interventi di ricostruzione nei territori colpiti da eventi emergenziali di rilievo (C.647, Braga).I disegni di legge vanno a colmare un vuoto normativo che - ha sottolineato la RPT- si ripercuote sulla rapidità degli interventi del legislatore e sul lavoro dei commissari nominati in occasione dell’emergenza, che si ritrovano, a loro volta, in difficoltà nell’organizzazione delle strutture operative di supporto. Il ddl 589 resta per i Professioni tecnici lo strumento più adatto alle necessità di rapidità, efficienza e semplificazione delle procedure, nonché il più idoneo per l’attribuzione dei compiti al capo del Dipartimento della Protezione Civile, organo di cui la RPT ha sempre apprezzato le capacità operative. L’assenza fino ad ora di una legislazione chiara ha creato, inoltre, un corto circuito per la definizione dei rapporti con gli enti locali e con i diversi operatori nelle fasi di ricostruzione, tra cui in particolare le rappresentanze dei professionisti tecnici. Per questo la richiesta delle categorie è di prevedere la modifica del Codice di protezione civile per rendere gli Ordini professionali come strutture operative (art 13 comma 1 Decreto 1 del 02/01/18) e non solo più come strutture concorrenti.
Questo principio consentirebbe una maggiore efficienza del sistema e la possibilità di partecipazione e collaborazione dei professionisti tecnici, competenti nel campo della sicurezza delle costruzioni e del territorio. Tra gli altri aspetti positivi del provvedimento le categorie hanno evidenziato il principio del riconoscimento di una indennità “una tantum” ai lavoratori autonomi danneggiati dall’evento catastrofico. A questo proposito la richiesta è quella di “prevedere un tavolo di lavoro con le rappresentanze delle categorie, per definire le modalità di avvio delle attività necessarie per la ricostruzione, nonché l’entità del ristoro previsto dalla norma”.
Affinché però la normativa sia completa, la RPT è tornata a parlare dell’opportunità di adottare tutte le misure previste dal Piano di Prevenzione Sismica, presentato dalle stesse categorie nel lontano 2012 in occasione del Professional Day. Un piano più volte aggiornato e migliorato, mai adeguatamente considerato dalle istituzioni, tanto che ad oggi oltre 4 milioni di edifici in Italia – che arrivano a 8 nelle prime tre aree di rischio – sono collocati nelle aree a maggiore rischio sismico. È quindi indispensabile metterne in atto tutte le misure che vanno “dall’obbligo della classificazione del rischio sismico, secondo il DM 65/2017, a quello che deve definire il “fascicolo digitale della costruzione fino all’obbligo di un’assicurazione sui danni procurati agli edifici dagli eventi sismici”. Infine, la Rete delle Professioni Tecniche ha sottolineato ancora una volta l’urgenza di attuare un piano pluriennale contro il rischio idrogeologico. Azioni e interventi mediante i quali contribuire alla prevenzione delle conseguenze dei dissesti ed operare una corretta gestione del rischio idrogeologico, tra cui si segnalano: l’aggiornamento e l’approfondimento continuo dei piani di assetto idrogeologico e di gestione delle alluvioni; l’adeguamento della pianificazione urbanistica comunale; la redazione ed attuazione dei piani di Protezione Civile, l’informazione alla cittadinanza e infine l’istituzione dei presidi territoriali.