Il Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri giudica molto deludente l’esito della riforma uscita dal Consiglio dei Ministri
“In merito al nuovo Codice dei Contratti e alla versione licenziata dal Governo non possiamo che esternare la nostra delusione, dal momento che le raccomandazioni espresse dai due rami del Parlamento a quanto pare non sono state recepite, se non misura assolutamente minimale”. Così Domenico Perrini, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, ha commentato l’ultima riforma del Codice Appalti approvata dal Consiglio dei Ministri.
“Andando nello specifico – prosegue Perrini - è rimasta la norma sui requisiti tecnici limitati a tre anni (in passato erano dieci). Quanto ai requisiti economici, pur avendo esteso il lasso temporale a tre anni, essi risultano peggiorativi rispetto al Decreto 50/2016, quando erano riferiti ai migliori tre anni degli ultimi 5 e c’era anche la possibilità di sostituirli con una polizza assicurativa. Questo elemento, unito alla possibilità di ricorrere in maniera illimitata al subappalto per quanto riguarda l’opera intellettuale del professionista, determinerà una forte chiusura del mercato, in netta contraddizione con uno dei principi conclamati del codice che è, appunto, l’apertura del mercato. Come se non bastasse, non è stata esclusa con chiarezza la prestazione gratuita dei professionisti in quanto pur limitandola a casi eccezionali, non si è provveduto a declinare i contorni dell’eccezionalità”.
“E’ stato poi confermato – conclude Perrini - l’appalto integrato anche se, per fortuna, è stata almeno recepita la nostra richiesta di non presentare il progetto esecutivo in sede di gara, cosa che avrebbe comportato uno spreco incredibile di lavoro professionale da parte di concorrenti che non avrebbero poi avuto risultati tangibili”.