Le previsioni del Budget 2023, approvato dal Comitato Nazionale dei Delegati nell’adunanza del 29 e 30 novembre, stimano per il prossimo anno un flusso di entrate contributive al di sopra di 1,3 miliardi di euro e un avanzo economico di circa 646 milioni di euro. Grazie al costante e puntuale monitoraggio degli eventi finanziari ed alle azioni messe in atto per contenere i rischi sul portafoglio, il patrimonio di Inarcassa investibile a valori di mercato si è attestato a circa 12,5 miliardi di euro.
In coerenza con il Budget dello scorso anno, la platea degli associati a fine 2022 conterà circa 176.800 liberi professionisti, in aumento dell’1,6% sul 2021; tendenza positiva confermata dalla previsione di 177.500 iscritti nel 2023. L’incremento del numero dei pensionati risulta in linea con le proiezioni del Bilancio tecnico e dovrebbe attestarsi a fine anno a 43.000, raggiungendo, per fine 2023, 46.000 unità.
Le attese sui redditi 2021 delle due categorie sono estremamente positive; il monte redditi degli iscritti dovrebbe infatti evidenziare un aumento di almeno il 15% rispetto all’anno precedente, recuperando la mancata crescita del 2020, legata al blocco delle attività produttive, e riposizionandosi su quel sentiero di crescita sostenuta che era saldamente in corso nel triennio immediatamente precedente la pandemia. La stima, in linea con il quadro economico generale, è di una ulteriore crescita nel 2022 dei redditi aggregati degli iscritti, con una variazione positiva (+4,4%) del reddito medio, stimato nel 2022 sui 32.000 euro, e di una crescita dell’1,6% degli iscritti dichiaranti.
“Consolidare, rafforzare e sostenere la libera professione - dichiara il Presidente Giuseppe Santoro - è un tema prioritario non solo per la politica ma soprattutto per gli operatori di previdenza che devono garantire un futuro pensionistico ai propri iscritti. Una forte sollecitazione che esorta le nostre categorie a scelte coraggiose e rigorose. Il mondo del lavoro, infatti, - sottolinea - è in continua evoluzione, sospinto da estenuanti mutazioni normative; dai bisogni della collettività; dalla necessità di difendere e garantire un ambiente ogni giorno più fragile; dall’esigenza di dover gestire emergenze sanitarie un tempo impensabili. Le professioni tradizionali sono oramai irriconoscibili e l’incessante trasformazione dell’economia, sempre più tecnologica e virtuale, impone flessibilità, specializzazione e aggregazione. È l’impegno che, come architetti e ingegneri, dobbiamo prendere per concorrere alla ripresa del nostro Paese. Ma raggiungere l’obiettivo - conclude Santoro - non sarà possibile se non avremo al fianco governo e istituzioni".