Il mantra dei padroni ideologici del discorso, molti dei quali siedono nelle sedi istituzionali, afferma che, per un mondo più civile e sostenibile, “ci vogliono più controlli”, “serve più sicurezza” e “servono più regole”; partendo da questo presupposto negli ultimi anni sono state varate una serie infinita di norme restrittive relative all’uso del contante, relative al controllo delle cartelle fiscali, relative agli appalti e, infine, relative alla norma del Superbonus 110% il cui peso della eccessiva regolamentazione ne ha, in alcuni casi, tarpato le ali nella sua funzione di booster alla crescita economica. Ma a chi sono funzionali queste regole? Di chi fanno realmente gli interessi?
Uscendo dalla concezione, altamente utopistica, secondo la quale più regole determinano una migliore convivenza civile, appare quanto mai più logico pensare che chi sostiene e sviluppa questi principi favorisca questa idea solamente al fine di consolidare il passaggio dal capitalismo liberale dei diritti, al capitalismo distopico della sorveglianza. Tale forma di capitalismo di sorveglianza consiste nel monitorare, analizzare e modificare costantemente il comportamento umano per il solo profitto dei giganti della tecnologia, che investono in quelli che vengono definiti i “mercati comportamentali futuri”, dove la limitazione della libertà individuale, unita alla impossibilità di godere della propria ricchezza attraverso l’utilizzo delle proprie funzioni economiche e professionali, producono una costante redistribuzione della ricchezza dal piccolo imprenditore al grande gruppo, spinta anche dalla facilità con cui vengono veicolati, e monetizzati, i comportamenti del singolo.
Inoltre alcune disposizioni normative come la limitazione del contante, hanno la semplice funzione di penalizzare la piccola impresa al fine di favorire, nel concreto, l’evasione fiscale dei giganti del web che eludono costantemente ogni regola anche grazie a leggi di favore prodotte in sede internazionale. La limitazione del contante pone la piccola azienda e il piccolo imprenditore in una situazione in cui il proprio denaro è costantemente monitorato, valutato, e il dato utilizzato dagli algoritmi per veicolare i profitti di banche e piattaforme digitali. Infatti il denaro digitalizzato è di proprietà esclusiva del circuito bancario che potrebbe teoricamente spegnere con un click qualsiasi conto corrente, il denaro virtuale prevede un tracciamento ininterrotto di abitudini e di spese del singolo in coerenza con i dettami del capitalismo della sorveglianza.
In un paese come l’Italia, che ha fatto della piccola impresa e dello sviluppo di professionalità altamente qualificate il proprio marchio di fabbrica, lo sviluppo incontrollato di questa nuova forma di capitalismo potrebbe avere degli effetti sul sistema economico devastanti.
Tale mutamento culturale/discorsivo, prima che economico, lo si vede nel tentativo di affossare, limitandone l’uso e imbrigliandola in ulteriori regole, la legge del Superbonus 110% che da sola è stata il traino principale della ripresa economica post covid ma non è funzionale, evidentemente, ai grandi gruppi di interesse che intendono determinare ogni transizione economica. Le eccessive regole, la sorveglianza della moneta, sono dei dettami che non hanno nulla a che fare con le norme sostenibili di convivenza civile, ma servono a predisporre terreno fertile per i grandi colossi che mirano a quello che Byung Chul-Han ha chiamato psicopolitica, ovvero il controllo della classe politica attraverso l’utilizzo di nuove logiche sulla mente delle persone che sono portate, in una distanza siderale tra interessi economici/produttivi e classe politica, a fare gli interessi dei nuovi proprietari di questo modello di produzione post-liberale.
In uno studio della LUISS si afferma infatti che In questo contesto, in gioco non c’è solo una questione di privacy e di contrasto ai monopoli, ma tutta l’architettura democratica del rapporto tra individuo e libertà. Del resto, vediamo tutti i giorni nella nostra esperienza come le dinamiche che sottendono a questa cornice stiano via via modificando usi, costumi, abitudini e modi di stare insieme. Se queste erano, fino a qualche anno fa, solo intuizioni sparse in centinaia di articoli e libri: adesso possiamo rimandarle a un sistema nuovo di monetizzare il comportamento delle persone.