Gli effetti del lockdown, con la relativa depressione della popolazione, ha anche influito sul rapporto tra natalità e popolazione. Il crollo della frequenza di nati, il cui trend è iniziato da circa un trentennio complice l’erosione di salari e stato sociale, si è infatti protratto per tutto il 2020, facendo sentire gli effetti negativi in maniere più netta nei primi sette mesi del 2021, per poi dare segni di rallentamento verso la fine dell’anno, ma i dati provvisori del 2022 mostrano una nuova repentina spinta al ribasso, spinta che rende ancora più fragile la popolazione italiana.
Secondo le statistiche snocciolate dall’ISTAT, nel primo trimestre del 2022, si sono contati circa diecimila nati in meno rispetto allo stesso periodo del biennio pre-pandemico 2019-2020. Questo fenomeno della denatalità risulta essere un problema prettamente italiano, infatti, nello stesso periodo, vi sono stati Paesi nello spazio europeo che hanno registrato incrementi di natalità particolarmente significativi, anche rispetto agli andamenti pre-pandemici.
L’ampliarsi del deficit tra nascite e decessi è infatti un processo complesso, che si è avviato in Italia da quasi un trentennio e ha cause quanto complesse, tanto difficili da estirpare. Queste cause sono riscontrabili negli alti costi della vita, nei salari tra i più bassi in Europa, nella eccessiva precarietà dei rapporti di lavoro e nella mancanza di politiche attive di welfare a supporto delle famiglie.
Al 1°gennaio 2022, secondo i primi dati provvisori, la popolazione italiana è scesa a 58 milioni 983 mila residenti, un dato preoccupante che ha portato il numero degli italiani a essere 1 milione 363 mila in meno nell’arco di 8 anni. Un altro dato estremamente preoccupante è che ci sono 188 persone di alno 65 anni per ogni 100 giovani con meno di 15 anni ; secondo le proiezioni più recenti il picco sarà addirittura di 306 per cento al 1° gennaio 2059.
Rispetto al 1995, l’età media al parto è aumentata di oltre due anni, arrivando a 32,2 nel 2020, mentre l’età media di entrambi i giovani genitori è di circa 34 anni, una delle più alte al mondo.
Secondo le più recenti previsioni, nonostante il numero di famiglie tendi ad aumentare raggiungendo i 26,2 milioni nel 2040, il numero medio di componenti ancora in calo, passando da 2,3 a 2,1, e con una progressiva frammentazione della famiglia stessa che sembra non svolgere più il suo compito aggregativo; infatti si prevede che tra il 2021 e il 2040 le coppie con figli sono destinate a ridursi di un quinto e parallelamente sono destinate ad aumentare quelle senza figli.
Nei percorsi di formazione e di sviluppo delle unità familiari, si recepisce il continuo spostamento in avanti di tutte le tappe cruciali dei percorsi di vita, a cominciare dall’uscita dei giovani dalla famiglia di origine. L’Italia è da tempo tra i paesi europei dove il rinvio delle tappe di transizione allo stato adulto è più accentuato e, conseguentemente, è più alta la quota di giovani di 18-34enni che vivono con almeno un genitore, quasi sette su dieci, ben al di sopra della media europea che si ferma a uno su due.