Pronunciare la sola parola nucleare, fino a qualche anno fa, era impossibile, ancora tornavano in mente le immagini rarefatte delle periferie sovietiche dove si muovevano i bonificatori di Chernobyl, oppure le vasche gelide di Fukushima dove galleggiavano pesci senza vita. In pochi anni, grazie anche ai repentini stravolgimenti economici e tecnologici, non solo si è tornato a parlare di nucleare in molte sedi istituzionali ma lo si è fatto, addirittura, associando questa fonte energetica alla transizione ecologica sulla quale tutto il mondo sta investendo.
Questo sta accadendo perché il problema del reperibilità delle materie prime è sotto gli occhi di tutti; le carenze energetiche, in particolare in Asia e in alcune zone dell’Europa, stanno facendo impennare la domanda globale di combustibili fossili e di energia in generale, domanda che non solo ha fatto aumentare i prezzi, ma che sta avendo come conseguenza l’irreperibilità delle fonti energetiche. Infatti, nonostante gli sforzi, carenze energetiche strutturali non possono essere colmate facendo il solo affidamento sull’eolico e sul solare. La soluzione potrebbe essere quella di fare tornare in auge il nucleare in una forma più green.
l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) ha infatti calcolato che per raggiungere di emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050 sarà necessario un raddoppio dell’energia nucleare a livello globale, l’Agenzia di fatto considera il nucleare pulito meno dannoso per l’ambiente dei combustibili fossili principale cause del surriscaldamento globale. Oggi tale fonte di energia rappresenta soltanto il 4% della produzione energetica globale, tanto che alcuni paesi, soprattutto i giganti asiatici, hanno già iniziato a programmare il potenziamento dei propri stabilimenti entro il 2050.
La Cina attualmente detiene il primato per nuovi investimenti, tanto che si stima che entro il 2025 supererà gli Stati Uniti per nuove centrali nucleari. La Cina prevede di costruire almeno 150 reattori nei prossimi 15 anni investendo fino a 440 miliardi di dollari. L’India ha invece come focus quello di quadruplicare l’attuale capacità nucleare entro il 2031, mentre il Giappone è sicuramente il più cauto tra i Paesi asiatici dopo disastro di Fukushima del 2011. Il suo più recente piano energetico nazionale fissa l’obiettivo di ottenere dal 20-22% della sua energia dal nucleare entro il 2030 senza però costruire nuovi impianti.
Gli Stati Uniti sono in prima linea negli sforzi per arrivare alla realizzazione di reattori nucleari mini di nuova generazione. Al centro di tale progetto ci sono gli SMR , ovvero piccoli reattori modulari che dovrebbero essere più veloci, più facili ed economici da costruire. Bill Gates ha recentemente investito 4 miliardi di dollari in una azienda, la TerraPower che ha come mission proprio quella di sviluppare tecnologia necessaria a trasformare i mini reattori in qualcosa di green e sostenibile.
Anche l’Europa non sta a guardare soprattutto ora che i prezzi dell’elettricità stanno schizzando alle stelle. Tanta è infatti la preoccupazione strisciante che l’Unione Europea dipenda troppo dal gas naturale russo e dai relativamente complicati equilibri geopolitici. Tale preoccupazione all’inizio del 2022 ha spinto la Commissione Europea a annunciare l’intenzione di includere nucleare e gas nella tassonomia dell’Unione Europea. In pratica, l’UE vuole dare al nucleare la patente di fondi energetiche green, a patto che gli impianti siano di quinta generazione e rispettino i criteri ESG.