L’Italia continua a essere un paese con i più alti tassi di disoccupazione dell’Unione Europea. Se la media totale dei disoccupati italiani si attesta, oramai da anni, su dati che oscillano tra il 9 e il 10%, è nella disoccupazione giovanile che il nostro paese continua a mostrare degli indici preoccupanti. Il tasso tra i giovani italiani, che si posiziona secondo l’ultima rilevazione ISTAT dell’ o ttobre 2021 al 28,4%, è secondo soltanto alla Spagna, dove la disoccupazione tra i giovani sotto i venticinque anni è al 30,6%, in calo dal 31,7% di agosto. Anche la Grecia riesce a fare meglio del nostro paese, passando dal 32,8% di agosto al 24,5% di n ovembre.
Le ultime rilevazioni dell’ISTAT relative, infatti, al mese di o ttobre 2021 mostrano dei segnali contrastanti che testimoniano la grande difficoltà esistente nel nostro paese di raggiungere livelli di occupazione di paesi, per esempio, come la Germania dove la disoccupazione si attesta mediamente al 3,5%.
Nel mese di ottobre 2021, rispetto al mese precedente, crescono, infatti sia gli occupati che i disoccupati mentre diminuiscono gli inattivi. L’aumento dell’occupazione +0,2%, pari a +35mila nuovi occupati, ha riguardato, inoltre, solamente gli uomini mettendo in luce anche come sia ancora complicato l’accesso al mercato del lavoro per le donne.
A fare da contraltare alla crescita degli occupati c’è anche la crescita del numero di persone in cerca di lavoro (+2,2%, pari a +51mila unità rispetto a settembre), osservata sia per gli uomini sia per le donne. Il tasso di disoccupazione, al netto del saldo tra aumento degli occupati e dei disoccupati, sale così al 9,4% crescendo di 0,2 percentuali rispetto alla ultima rilevazione. Diminuiscono, invece, gli inattivi tra i 15 e i 64 anni: il tasso di inattività scende al 35,2% (-0,2 punti).
La buona notizia per il sistema paese è in parte rappresentata dal fatto che, considerando le variazioni nell’arco temporale di un anno, il numero di occupati di Ottobre 2021 è superiore a quello di ottobre 2020 dell’1,7% , con una crescita occupazionale rispetto al 2020 di 390 mila unità; questi dati, però, come tutti i dati relativi al 2020 vanno presi sempre con molta cautela per via della natura estremamente unica delle congiunture socio economiche dettate dalla crisi pandemica e dalle relative restrizioni.
Quello che ci si può augurare è che il tanto atteso Pnrr abbia degli effetti importanti sull’occupazione, soprattutto su quella giovanile. Infatti con una disoccupazione giovanile che oscilla costantemente su livelli compresi tra 28 e il 31%, con punte nel sud del 58/60%, è difficile ipotizzare modelli di crescita duraturi e consolidati nel tempo.