Stando a un articolo apparso sul Sole 24 Ore, sono solo 59 le aziende private, in Italia, che hanno implementato i loro servizi con lo SPID e solo 3, invece, quelle imprese che hanno adottato la CIE. Il paragone con gli enti pubblici non sembra reggere: sono infatti ben novemila gli enti pubblici ad avere adottato lo SPID e 1700 la CIE.
Questi numeri, se estrapolati e non contestualizzati nella realtà che si trovano ad affrontare le aziende private con un numero utenti superiore a 1000, possono rappresentare un quadro fuorviante di resistenza quasi culturale, da parte del settore privato, verso un percorso di innovazione, quella della identità digitale, su cui il Governo sta insistendo molto.
I paragoni tra pubblico e privato sono rischiosi perché, mentre per gli enti pubblici il servizio è gratuito, i costi dei servizi SPID sono ancora proibitivi per i privati per via di un tariffario troppo penalizzante.
Le aziende private che hanno una presenza attiva sui propri portali superiore a mille utenti e vogliono implementare lo SPID sono, infatti, costrette ad attenersi a un tariffario che prevede 3,5 euro a utente per la registrazione e 40 centesimi per ogni accesso successivo al primo, tutte spese da versare ai vari identity provider a carico esclusivamente del privato che, fatti i conti in tasca, molto spesso desiste.
Una attività che, per esempio, dovesse superare le 10.000 utenze arriverebbe presto a dover sostenere costi importanti per permettere ai propri utenti di accedere tramite il proprio SPID, costi che diventano, invece, letteralmente inaccessibili per aziende con centinaia di migliaia di utenze attive.
L’utilizzo della CIE, invece, si scontra con una lentezza burocratica che investe il nostro paese da decenni: passano infatti mesi, in media due, per avere solo una semplice una risposta in merito a chiarimenti sull’utilizzo del servizio e molti di più per avere la CIE attiva per i propri utenti.
La rivoluzione digitale, in generale, non dovrebbe essere solamente un programma ma dovrebbe essere un percorso accessibile anche ai privati, motivo per cui sarebbe auspicabile cercare di abbassare le tariffe per il settore privato e trovare una strada, condivisa da tutti, verso la diffusione definitiva dell’identità digitale in Italia.