Nel 2021 ha compiuto 100 anni UNI. L’ente italiano di normazione ha infatti iniziato il suo lungo cammino nel lontano 1921 quando, da una costola di Anima Confindustria Meccanica, esso nacque per rispondere alle esigenze di un mondo che stava radicalmente mutando il proprio volto industriale e sociale.
Le basi incerte della nascente modernità non potevano prescindere dal protagonismo del mondo delle imprese e delle professioni che iniziavano ad operare in un modo del tutto diverso che in passato. Fra le mission di UNI c’è sempre stata quella di certificare la conformità di un prodotto, le competenze di un professionista e, soprattutto, il rispetto delle condizioni di salute e sicurezza sul posto di lavoro. La normazione ricopre anche un ruolo quasi teologico per i professionisti perché attraverso di essa è possibile codificare in certificazioni riconosciute mondi e prodotti apparentemente solo teorici.
Per celebrare i 100 anni di UNI l’associazione ProfessionItaliane, che raccoglie gli organi di rappresentanza dei professionisti aderenti a RPT e CUP, ha divulgato un documento in cui viene illustrato il contributo dei professionisti alla evoluzione della normazione. Nel testo si legge che le libere professioni sono parte integrante di una visione aperta e moderna del mercato e di uno sviluppo armonico della regolamentazione in quanto esse interloquiscono con UNI sia come utilizzatori di quelle norme che come protagonisti della loro definizione.
I professionisti sono, inoltre, i custodi e i divulgatori della corretta “cultura della normazione tecnica” in quanto la normazione consensuale svolge un servizio di utilità pubblica che nasce dall’esigenza di superare problemi concreti, incontrati nello svolgimento delle varie attività a cui la normazione risponde con una soluzione concordata.
In sintesi: dove non ci sono problemi, non si fanno norme consensuali; dove ci sono problemi, le norme consensuali forniscono soluzioni condivise.
La consensualità, unita alla non obbligatorietà della normazione ne determina uno dei punti di forza, infatti questi elementi svolgono la funzione di stimolare il mercato a crescere consolidando “usi e consuetudini” che diventano possibili punti di riferimento nei rapporti contrattuali tra produttori di beni e servizi e gli utilizzatori. I professionisti, però, sono anche consapevoli della necessità delle norme prescrittive a patto che esse non portino a un eccessivo numero di regolamentazioni.
Il mondo delle professioni, infatti, si batte anche dal lato della semplificazione normativa per evitare che il dedalo di norme e regolamenti possa, in un certo senso, bloccare la crescita attraverso una eccessiva burocratizzazione. La semplificazione deve essere un processo che poggi le sue basi teoriche e operative su un nuovo equilibrio tra norme prescrittive e norme consensuali in una prospettiva di una maggiore efficienza nel rapporto tra lo Stato, i mondi produttivi e il mercato.
I professionisti, nella parte finale del documento, chiedono che venga avviata una riflessione sulla possibilità di sostituire una parte delle norme prescrittive attualmente vigenti, con una normazione specifica di carattere consensuale, in grado di definire standard tecnici e aspetti procedurali in modo più sintetico ed efficace di quanto possa fare una norma dello Stato che è improntata spesso più su aspetti giuridici che prettamente tecnici.
Questo impegno, da parte delle professioni, a contribuire a una maggiore semplificazione regolamentare richiede uno sforzo collettivo “forte”, che non intende sostituire le funzioni del legislatore, ma che intende semplicemente trasferire norme consolidate al sistema delle norme volontarie e demandare a queste ultime la definizione di procedure, standard tecnici e buone prassi esecutive.